Venerdì 7 agosto 2015 le attività del Centro Studi Ausonia si sono occupate dello studio, valorizzazione e promozione di Palazzo Amaduri e della Chiesa di Maria SS. Addolorata del Comune di Gioiosa Jonica (RC). Al Termine si è tenuta una cena conviviale presso il ristorante “la taverna del Borgo” presso il comune di Mammola (RC).
Palazzo Amaduri
Palazzo Amaduri fu costruito nel XV secolo come residenza della famiglia nobile dei Condercuri. Estintasi la casata nel 1694, il palazzo fu ereditato dalla famiglia Amaduri,nella persona di Don Felice Amaduri. Il palazzo si eleva su tre livelli, un piano seminterrato, un piano terra e un piano nobiliare. Le finestre e i balconi della facciata principale sono sovrastati da piccoli timpani decorativi. All’interno si accede da un imponente portale granitico ad arco, di stile neoclassico, incorniciato da lesene con capitelli. Sopra una soggetta. Da qui si giunge all’atrio che si presenta con volta a botte e su cui si aprono le due sale che ospitano la Biblioteca e l’Archivio storico comunale con l’Ufficio Europa della Locride. Lo scalone principale con gradini in cotto, situato sul lato sinistro, conduce ai piani superiori mentre una rampa accessoria, posta sul lato opposto allo scalone, porta al seminterrato. Il palazzo è dotato di un ampio giardino con angoli per il riposo arricchiti da sedili in muratura. Attualmente il Palazzo è di proprietà del Comune di Gioisa Jonica (RC).
Nel Palazzo Amaduri sono esposte numerose opere. Alcuni degli autori presenti in esposizione:
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Mattia Preti: opera ritrovata a Gioiosa Jonica in un locale di servizio della Chiesa Matrice. Il soggetto, illustra un episodio della vita di Tomiride, regina dei Massageti, la quale, dopo la morte dei marito, aveva respinto la proposta di matrimonio del re persiano Ciro, desideroso d’impadronirsi dei territorio dei Massageti stanziati sulle rive del mar Caspio. Contro di loro Ciro intraprese una spedizione e catturò Spargapise, figlio di Tomiride. La madre ne richiese la liberazione, mandando a dire a Ciro che un giorno lei stessa avrebbe saziato la sua sete di sangue. Durante la prigionia Spargapise si suicidò e la guerra proseguì fin quando l’esercito dei Massageti non sconfisse quello persiano. Ciro fu catturato e ucciso. Tomiride allora mantenne la sua promessa immergendo il capo mozzo di Ciro, in un otre di sangue. E’proprio questo il momento, molto crudo, della raffigurazione artistica, che ha tuttavia un contenuto allegorico profondamente religioso: il potentissimo Ciro fa sconfitto da una donna, allo stesso modo in cui Maria, fragile creatura, sconfisse il male schiacciando col piede la testa del demonio. Il dipinto della collezione Jerace, era stato concesso da eredi dello scultore per la mostra “Tre secoli di pittura napoletana” tenutasi a Napoli nel 1938. Purtroppo mentre si procedeva alla fotografia, il quadro cadde rovinosamente riportando abrasioni sulla superficie pittorica e squarci nella tela ben visibili nel quadro prima del restauro. Non sono note l’epoca e le circostanze dell’arrivo a Gioiosa dei Dipinto. E’ comunque significativo che l’Oppedisano, sempre attento a segnalare le opere più rileganti conservate nella chiesa, non lo cita nella sua Cronistoria della Diocesi di Gerace, edita a Gerace Superiore nel 1932.
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Luigi Velpi – San Francesco di Paola – Olio su tela, cm 202 x 155, Firmato e datato 1766, Provenienza: Chiesa Matrice di san Giovanni Battista, Restaurato: 1998. Di Luigi Velpi pittore attivo a Napoli nella seconda metà del XVIII sec, erano note soltanto due opere entrambe perdute. A tutt’oggi, il San Francesco di Paola e la Madonna Immacolata della Chiesa Matrice potrebbe pertanto costituire l’unica documentazione superstite di questo artista, che aveva eseguito anche una pala con San Giovanni Battista, non più esistente, per l’altare maggiore. Il San Francesco di Paola, datato 1766, era stato commissionato al Velpi dalla nobile famiglia Pellicano per l’omonimo altare della Matrice voluto da Antonio Pellicano e completato nel 1769, come attestava l’epigrafe che sormontava la cornice marmorea. L’altare, ancora in situ, è attualmente dedicato a Sant’Antonio. Non note le motivazione della commissione al Velpi da parte dei Pellicano e dei Teotino. E’ lecito comunque ipotizzare dei rapporti delle famiglie gioiosane e gli ambienti culturali intorno a cui gravitava la nobiltà calabrese residente a Napoli. Potrebbe trattarsi soltanto di una circostanza occasionale, ma intorno al 1785 Luigi Velpi dipinse una Santa Brigida per l’omonima chiesa napoletana, oggi scomparsa, della quale stauritario un nobile calabrese, Tommaso Firraro, principe di Sant’Agata e di Luzzì.
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Giuseppe Adrizzoia – Madonna del Rosario con San Domenico – Olio su tela, cm 208 x 154. Firmato e datato 1764 circa, provenienza: Chiesa Matrice di San Giovanni Battista, restaurato nel 1998.
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Luigi velpi – Madonna Immacolata – Tecnica mista su tela, cm 221 x 143. Firmato e datato 1769 circa. Provenienza: Chiesa Matrice di San Giovanni Battista, restaurato nel 1998. Eseguita nel 1769, era collocata sull’altare della famiglia Teotino, oggi estinta, a cui spetta lo stemma dipinto in basso a sinistra.
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Su una parete di Palazzo Amaduti è esposto un piccolo nucleo di ritratti che costituisce un valido apporto alla ricostruzione del corpus iconografico dei vescovi di Gerace.
Chiesa di Maria SS. Addolorata
Il 14 settembre del 1881 fu posata la prima pietra per la realizzazione di questo edificio, e il 31 dicembre del 1889 la chiesa fu aperta al culto. Nel 1903 la chiesa fu munita di un pregevole organo moderno costruito dalla ditta Zanfretta da Verona, organo munito di due manuali, di sessantun tasti con 1200 canne e note. Al momento l’organo si presenta smontato in sua parte a causa di un completo restauro. La pianta, per la configurazione geometrica si può definire a croce latina infatti presenta una navata intersecata da un transetto non aggettante. La navata ha una larghezza di circa 6 metri ed una lunghezza fino all’arcosoglio di 17 metri circa, in essa prendono posto 2 grosse cappelle, quella di sinistra ospita sia l’altare che la statua dell’Addolorata, quella di destra un altro altare minore marmoreo, inoltre sempre a destra, vicino all’entrata principale è ricavata nello spessore del muro, una scaletta di cemento che conduce alla cantoria; nella parte iniziale della navata sorge un antiportale in legno, tutto decorato eseguito da un artigiano gioiosano. Il corpo principale è diviso ideologicamente dal transetto da un arco poggiante su poderosi pilastri aggettanti dal profilo delle pareti della navata; questi pilastri si presentano con basamento in marmo, capitello di ordine composito e le decorazioni che si riscontrano su tutta la sua altezza si ripetono lungo tutto l’archivolto; il pilastro di destra sorregge il pulpito decorato con le stesse caratteristiche delle altre decorazioni. Le decorazioni che si notano in questa campata sono realizzate in maggior parte in stucco, e si ripetono anche nella volta a botte lunettata. All’incrocio con la navata si innalza una cupoletta, ai lati del transetto sorgono due altari minori in marmo delimitati da lesene che ripetono le caratteristiche decorative di quelli situati nella navata. Nel braccio di destra troviamo una scaletta stretta e molto ripida in cemento che serve il pulpito; di fronte un’apertura permette l’uscita in una viuzza del centro abitato, nel braccio di sinistra si trova un’altra apertura in simmetria alla precedente, però in questo caso serve per dare accesso ad un ambiente aggiunto, che oltre a circondare l’abside ospita il campanile.All’esterno la facciata, pur costruita in età neoclassica, è caratterizzata da due coppie di semicolonne, poggiate su un basamento in blocchi di pietra, munite di capitelli rispecchianti l’ordine interno corinzio, sorreggono una trabeazione a più modanature che corre per tutta la facciata su di esso poggia un grosso timpano spezzato semi circolare dove al centro si può ammirare uno stemma. Nella Chiesa di trova un Ostensorio con fusto figurato Angelo in argento sbalzato,cesellato,con elementi in fusione, oro e pietre preziose datato 1933 di circa 13,400 Kg di peso.
Il Centro Studi Ausonia ringrazia il Comune di Gioisa Jonica (RC) ed in particolare l’Assessore del Comune di Gioiosa Jonica Luca Ritorto. Si ringrazia inoltre l’arch. Francesco Linarello per aver contribuito all’organizzazione della giornata e Antonio e Chiara Napoli per la disponibilità nella visita alla Chiesa di Maria SS. Addolorata.